Agorà
Ah, la cosa più bella di aver dato questi esami è stato il rientrare a contatto con gli ambienti comuni degli studenti univesitari. Ricordo ancora con affetto quando il professor Vallarelli voleva cacciarmi dall'aula quando lui chiese: "Ragazzi, ma quali sono gli ambienti che usate oggigiorno per scambiarvi motti, battute, poesie, frasi? La vecchia agorà, in cosa si è trasformata oggi?" e io risposi: "Il bagno". Ebbene, nella spasmodica attesa delle 16:30, ora di inizio della prova, sono andato a studiare nella sala studio di ingegneria. Riporto fedelmente ciò che c'ho letto, tenete conto che ho letto una sola parete, quella che mi stava davanti, ma l'aula è arzigogolata e nasconde infiniti segreti...
1) Bravo coglione, tu studi e io ficco!!! (il monomaniaco)
2) Lasciate ogni speranza o voi ch'intrate (il classico)
3) È venerdì, sono le 20:00 e domani muoio (il drammatico)
4) La mamma di Luca (l'egocentrico)
5) Schizzo in due secondi (il bonifacio)
6) Che strapalle (il fantasioso)
7) *c'era disegnata una donna col cazzo* Trans-sistor, con calze a reti logiche, *e vicino c'era scritto: "Voi state male"* (quello che ha studiato troppo)
Purtoppo i bagni sono stati ristrutturati e alcune belle frasi sono andate perdute, ma una su tutte la ricordo con affetto:
"Ho preso un 27 e lo festeggio con una bella chilata di merda"
e sotto, un invidioso:
"Bravo, e ora rificcatela su pe'l culo"
Nella foto, soltanto alcuni di voi potranno riconoscervi i bagni della ragioneria di Venosa.
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